Paolo Marazzi è un atleta ufficiale Arc'teryx, La Sportiva, Black Diamond e Smith, sotto la mole di capelli e barba si nasconde uno dei migliori free-telemarker italiani (guardate il bellissimo SMOG2015), ma soprattutto uno degli esponenti più attivi del movimento TRAD CLIMBING italiano. Paolo ci accompagnerà per mano nel lato oscuro dell'arrampicata, dove Friend non significa Amico, Nut non significa Nocciolina e lo Stopper non è un giocatore di calcio. Benvenuti nel HARD GRIT.
Paolo Marazzi
Piccola premessa sul Trad Climbing
Quando si parla di Trad non si sta certo parlando di qualcosa di nuovo, in Gran Bretagna questo stile è praticato fin dagli albori dell'arrampicata. Le vie sono interamente da proteggere, non sono presenti spit , chiodi o altri artifici lungo il percorso se non le soste e le “catene” di fine via, ma anche queste non vanno date per scontate. Per proteggersi si utilizzano le cosí dette “protezioni veloci” ovvero friends, nuts, dadi, stopper e altri metodi rimovibili che non lasciano segni sulla roccia. All’inizio venivano utilizzati semplici dadi in acciaio di varie dimensioni con un cordino annodato nel quale si passava poi un moschettone e la corda. È un modo di arrampicare estremamente affascinante che dà spazio alla fantasia e all’ingegno nel “leggere” le asperità della roccia.
Questo significa che il fattore di rischio è una componente fondamentale dalla salita, per questo gli inglesi alla gradazione classica hanno affiancato una scala di valutazione che dà una chiara indicazione sia della difficoltà tecnica pura che del fattore di rischio.
La scala inglese, quindi, affianca sempre due differenti indicazioni:
- un fattore tecnico, espresso in cifre arabe e lettere minuscole da “a” a “c” (come nella scala francese, ma con una diversa parametrizzazione);
- un fattore di rischio espresso con una lettera seguita da un numero:
Moderate (M), Very Difficult (VD), Hard Very Difficult HVD), Mild Severe (MS), Severe (S), Hard Severe (HS), Mild Very Severe (MVS), Very Severe (VS), Hard Very Severe (HVS) and Extremely Severe (E).
Il grado E è poi suddiviso in più passi, da E1 a E11 (ma la scala è in teoria aperta). Difficoltà psicologica e tecnica non sono del tutto scollegate, ma salgono più o meno parallele. Il funzionamento quindi è il seguente: ad ogni grado di difficoltà psicologica può appartenere un range di gradi tecnici a seconda della proteggibilità. Ad es. un grado tecnico 6a può essere classificato E5 se le protezioni sono molto precarie e/o distanziate (alto rischio, bold) oppure E2 se sono sicure (safe). Detta in altro modo un grado ad es. E5 può essere associato ad una scalata tecnicamente non eccessivamente difficile ma mal protetta oppure a un'arrampicata tecnicamente esigente ma con bassi rischi in caso di caduta.
Nella tabella di UKClimbing una semplificazione grafica. (per approfondire cliccate QUI)
Tabella Gradi UKDopo questa breve premessa lasciamo spazio a Paolo Marazzi e al racconto della terza ripetizione de “Il Duca Bianco” 6c/E7 in Val di Mello.
Tabella Gradi UKSOLO CONTRO DUE “VECCHIETTI”
Essere quasi di casa in Val di Mello è magnifico perché ti puoi alzare la mattina guardare fuori dalla finestra e decidere a quale tipo di arrampicata dedicarti: bouldering, monotiri durissimi, multipitch pioneristiche o trad climbing.
Durante i giorni del Melloblocco, mentre la valle era invasa da migliaia di crashpad, mi sono svegliato la mattina con una strana voglia “inglese”. Sarà stata la stout bevuta la sera prima al Bar Monica o semplicemente il sentir parlare cosí tanto la lingua d'Albione nella valle che solitamente si esprime in dialetto. Ho cosí radunato una bella serie di Camalot Black Diamond e alle prime luci del giorno (no va beh… mi sono alzato tardi, lo ammetto) sono andato a passo sicuro verso il Liss de Pensgunfi.
Nella mia testa girava da molti giorni l’idea di provare la terza ripetizione de “Il duca bianco” uno dei tiri “Hard Grit” (nome dello stile derivato dall’omonimo video che da alcuni anni impazza sugli schermi e nelle teste dei climbers di tutto il mondo, NdR) più vecchi della Val di Mello, Aperto nel 2001 da Simone Pedeferri, ripetuto pochi anni fa da Alberto Marazzi, due “vecchietti” a cui non potevo certo lasciare una linea cosí bella.
Il tiro supera una prima parte di muro verticale a liste con i piedi su piccole tacche e su prese svasate per poi finire, nella seconda parte, sul classico muro mellico, appoggiato e tutto da “spalmare”. Verso le 11 del mattino sono arrivato sotto al tiro: era sporchissimo! Ho messo la corda dall’alto e ho iniziato a pulirlo il meglio possibile, il giro dopo ho scalato da secondo provando a mettere le protezioni per simulare al meglio il tentativo da primo, ma…. ZERO, non passavo nel tratto centrale, proprio no ci riuscivo. Aspetto mezz’ora, recupero fisicamente e mentalmente. Fossi ripartito subito avrei vanificato i miei tentativi. Riprendo a scalare: Il riposo ha avuto il suo effetto! passo dove mi ero bloccato e arrivo pulito in catena. Certo da due è sempre tutto più semplice, soprattutto su una via TRAD. Non ricordo precisamente tutti i movimenti….fa niente, al massimo volo, mi fido delle mie protezioni!
Sfilo la corda e parto. Pasticcio un po’ all’inizio (sarà stata la paura??!!), faccio un lancio senza troppe speranze, ero quasi sicuro di non tenere e invece le dita si serrano e io resto lí, bello fermo. Cerco di non pensare a nient’altro che a muovermi pulito e preciso. Sento la paura che si infiltra nei muscoli, ma cerco di scacciarla. Un altro movimento lento e senza quasi accorgermi eccomi in catena. CHIUSO! È andata, ora oltre a quei due vecchi ci sono pure io nella cerchia del Duca Bianco
DucaBianco02IL MATERIALE USATO: CAMALOT X4 e FUTURA
Per risolverlo in pochi giri, ma in sicurezza, ho preferito usare le scarpette LaSportiva Futura, che grazie alla tecnologia No Edge mi hanno permesso di appoggiare meglio l'avampiede su tutti quegli appoggi svasati e sulla placca sommitale. Questa scarpa è un ottimo compromesso anche per la sua morbidezza che facilita lo spalmo in placca. Inoltre, avendo fatto alcuni tentativi in TopRope per studiare bene i movimenti e soprattutto dove piazzare al meglio le protezioni veloci, avevo bisogno di una scarpetta, come le chiamo io, da scalata “a vista”. Le Futura infatti, grazie alla loro "non punta" permettono di essere più precisi sull'impreciso, che è un po’ quello che capita quando si scala a vista, quando non sempre si mette il piede nel miglior modo possibile, sfruttando pienamente la tacca, ma lo si appoggia in maniera imprecisa.
Per proteggersi in realtà non c'era molto, poche fessure e tutte orizzontali. Per questo ho scelto di usare Camalot X4, vista l'irregolarità di alcuni buchi. Questi friend lavorano molto meglio su fessure orizzontali per via della loro morbidezza che permette una buona flessibilità del gambo in caso di caduta, senza provocare una leva che li andrebbe a scalzare. Un altro pregio sta nelle dimensioni delle camme, quasi una camma in meno di larghezza rispetto a un Camalot normale, ciò favorisce un inserimento migliore nei piccoli buchi. Nel mio caso il vantaggio era anche di poter raddoppiare due friend all'interno di un solo buco, per aumentare la sicurezza nei punti critici.
Ho scelto i Camalot X4 Offset data l'irregolarità delle fessure in cui piazzarli. Con due camme di una misura e due di un’altra era possibile far lavorare bene tutto il friend sfruttandone la maggior superficie possibile. Per utilizzare questi Camalot serve un po’ più di manualità rispetto a quelli classici, ma dopo una decina di piazzamenti l'occhio arriva a scegliere quello giusto e insieme a lui arriva anche la fiducia nella protezione.
Il tiro era tutto su solido granito, ma in passato ho provato i Camalot X4 anche su dolomia e calcare, due tipi di roccia su cui non utilizzo più i Camalot classici ( per le misure 0.1 a 0.75), preferendogli questi, perché più versatili nelle irregolarità e nei buchi tipici di queste rocce.
DucaBianco03Play Golf in New Orleans while Enjoying Other Activities During the Vacation
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